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Elizabeth McCaul
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  • IL BLOG DELLA VIGILANZA

La vigilanza sul settore bancario del futuro: gestire la trasformazione digitale

Autrice: Elizabeth McCaul, Membro del Consiglio di vigilanza della BCE

Roma, 10 marzo 2023

Da secoli il progresso tecnologico forgia l’attività bancaria: dal primo bonifico effettuato tra Boston, New York e Chicago nel 1871, all’apertura nel 1967 del primo sportello bancario automatico a Enfield, a nord di Londra, fino alla diffusione negli ultimi anni dei servizi bancari online e tramite dispositivi mobili.

La situazione del tutto unica che osserviamo oggi è il risultato della combinazione di tre fattori.

In primo luogo, la clientela chiede sempre più spesso soluzioni digitali per le operazioni bancarie che effettua quotidianamente.

In secondo luogo, grazie al ritmo accelerato dello sviluppo tecnologico odierno, per le banche è divenuto più semplice ed efficiente in termini di costi digitalizzare le proprie operazioni e i propri processi nonché sfruttare i dati per ottenere un vantaggio competitivo.

In terzo luogo, e in risposta alla perenne sfida della competitività, i nuovi partecipanti al mercato intensificano le pressioni concorrenziali da sempre presenti.

Alla luce di queste tre tendenze, la trasformazione digitale è oggi ampiamente considerata sia un imperativo strategico sia un rischio strategico per le banche. Qual è dunque il nostro ruolo come autorità di vigilanza in questo nuovo contesto?

Tommaso Padoa-Schioppa, con il quale ho avuto l’onore di lavorare in passato, sostenne in un suo noto intervento che il compito dell’autorità di vigilanza non è impedire una selezione darwiniana nel sistema finanziario, né proteggere i dinosauri del settore bancario dall’estinzione. Il nostro compito, infatti, non è difendere le quote di mercato delle banche. È però nel nostro interesse assicurare che la nostra azione di vigilanza incoraggi le banche a sviluppare e attuare solidi piani di trasformazione digitale, soprattutto se a beneficio di una maggiore efficienza in termini di costi, la quale accresce la redditività e migliora complessivamente i modelli di business.

Temo tuttavia che molte banche possano sottovalutare la velocità dell’innovazione tecnologica e l’urgenza della trasformazione digitale. Basta guardare all’evoluzione dell’intelligenza artificiale negli ultimi mesi per constatare come un modello linguistico generativo abbia il potenziale per rappresentare un vero punto di svolta per molte imprese. Sebbene le banche stiano già cambiando, saranno la natura, la rapidità e l’entità di questa trasformazione a determinare il modo in cui gestiranno i propri modelli di business e rischi strategici, nonché la propria capacità di tenuta operativa.

Lo scorso anno abbiamo avviato due importanti iniziative per comprendere meglio il processo di trasformazione digitale del settore bancario europeo. Ci siamo confrontati con le parti interessate, fra cui le banche e le società tecnologiche e di consulenza, per acquisire conoscenze dirette sulle principali tendenze del mercato. Abbiamo inoltre interpellato 105 banche di grandi dimensioni per valutare lo stato di avanzamento della loro trasformazione digitale. Dalle loro autovalutazioni sono emersi i seguenti risultati.

La quasi totalità delle banche partecipanti all’indagine si è dotata di una strategia di trasformazione digitale. Tali strategie sono incentrate sull’incremento della redditività, da perseguire migliorando l’esperienza offerta alla clientela o accrescendo l’efficienza operativa. Le risorse di bilancio destinate in media alla trasformazione digitale risultano tuttavia ancora limitate, pari soltanto al 4% dei costi operativi nel 2021.

Le banche segnalano inoltre che la metà della clientela sembra già utilizzare servizi digitali. In media, le banche interpellate hanno concesso il 46% dei prestiti tramite canali digitali, con il 36% della clientela che fruisce di servizi bancari mediante dispositivi mobili e il 21% online.

Nell’ambito delle strategie di trasformazione digitale, le banche tendono a ricorrere all’esternalizzazione e a partnership esterne. Tuttavia, con l’apertura delle infrastrutture informatiche interne a tali accordi, aumentano la dipendenza da terzi e i rischi per la sicurezza cibernetica.

Per quanto riguarda le modalità di utilizzo della tecnologia, il quadro che emerge dai risultati dell’indagine è eterogeneo. Quasi tutte le banche dispongono di una qualche forma di cloud e di interfaccia di programmazione delle applicazioni, mentre il 60% ricorre all’intelligenza artificiale e sta sviluppando ulteriori soluzioni. Meno del 20% impiega la distributed ledger technology, mentre per le banche intervistate sono risultate insignificanti le criptoattività. Considerato però l’accresciuto interesse della clientela bancaria per questa tipologia di investimento, occorre dedicare ulteriore attenzione all’argomento.

Ritengo che serva maggiore convergenza e cooperazione internazionale nella regolamentazione, al fine di colmare le potenziali lacune che connotano la vigilanza sulle criptoattività. Regimi regolamentari individuali basati esclusivamente sugli ordinamenti nazionali potrebbero non essere più sufficienti. I nuovi sviluppi nella finanza digitale mettono in luce la necessità di disporre di un quadro più integrato a livello mondiale, in assenza del quale l’arbitraggio normativo accrescerebbe il rischio di perdite per la clientela, arrivando persino a minacciare la stabilità finanziaria.

Nell’ambito delle nostre priorità di vigilanza per il periodo 2023-2025 intendiamo proseguire i lavori sulla trasformazione digitale. Attraverso indagini mirate e ispezioni in loco analizzeremo gli aspetti riguardanti la tecnologia, l’operatività e la governance, le strategie complessive delle banche e il loro impatto sui modelli di business e sulla redditività. La trasformazione digitale dei modelli di business è soltanto una faccia della medaglia: le banche devono anche adeguare di pari passo la governance, la gestione dei rischi e le capacità di indirizzo complessive.

Questo editoriale è stato pubblicato sul Sole 24 Ore.

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