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Kerstin af Jochnick
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Intervista con Il Sole 24 Ore

Intervista a Kerstin af Jochnick, Membro del Consiglio di vigilanza della BCE, condotta da Isabella Bufacchi il 16 novembre 2022

25 novembre 2022

Le banche sono solide, ben capitalizzate, hanno meno crediti deteriorati (NPL) e sono più redditizie. Ma devono anche essere più prudenti nel calibrare la traiettoria di capitale. Fino a che punto spingersi con questa maggiore prudenza?

Sì, le banche sono in generale ben capitalizzate, il livello della liquidità è buono, gli NPL sono bassi. Ma le prospettive economiche sono peggiorate molto in Europa e nel mondo negli ultimi mesi. E questo è il motivo per il quale abbiamo chiesto alle banche di aggiornare le traiettorie di capitale per tenere conto esplicitamente della possibilità di una recessione. Stiamo ora analizzando le traiettorie aggiornate che sono state presentate. Questa revisione è parte di un dialogo bilaterale tra noi e le banche; i prossimi passi saranno discussi con un approccio individuale, banca per banca. Vogliamo un sistema bancario forte, banche ben capitalizzate, in grado di sostenere l’economia reale durante tutto il ciclo. A volte si sente dire che le richieste della vigilanza ostacolano la concessione del credito. Questa affermazione non corrisponde al vero. Solo mantenendo una solida posizione patrimoniale, anche in circostanze avverse, le banche possono assicurare il flusso di credito all’economia. La crisi del COVID-19 lo ha dimostrato.

Trattate le banche tutte allo stesso modo o fate ora una distinzione tra banche più o meno prudenti?

In quanto autorità di vigilanza siamo neutrali nel modo in cui vigiliamo sulle banche e imparziali in tutte le nostre azioni. Nella situazione attuale, però, vi saranno differenze nei possibili effetti del rallentamento economico su esposizioni, qualità del credito e portafogli. Sono questi gli aspetti che dobbiamo considerare nella valutazione del profilo di rischio delle singole banche.

Le banche temono però che da questo approccio caso per caso, che è nella norma, ne esca fuori un divieto abbastanza generalizzato su dividendi e buyback come quello imposto durante la pandemia…

Una raccomandazione sullo stop ai dividendi e al riacquisto di azioni come quella adottata durante la fase iniziale molto incerta della pandemia non è nei nostri piani. Ora ci troviamo in un altro tipo di crisi, caratterizzata da un alto grado di incertezza su cosa accadrà l’anno prossimo. Come supervisori, dobbiamo capire, con un dialogo individuale, fino a che punto le banche stesse conoscono a fondo le loro posizioni di capitale e se saranno in grado di gestire lo scenario avverso. Il prossimo futuro non sarà facile per l’economia dell’area dell’euro e vi saranno sfide complesse da superare. Come è noto, sono state recentemente effettuate delle considerevoli operazioni di buyback, senza restrizioni da parte nostra. Diverse banche ne hanno fatto richiesta e noi le abbiamo autorizzate poiché avevano lo spazio per poterlo fare. Non applichiamo quindi vincoli generalizzati al settore con un approccio unico per tutti i casi.

Alcune banche si sono lamentate per i tempi lunghi dei vostri responsi…

Normalmente occorrono tre mesi per questi provvedimenti. È un tempo standard, è lo stesso per altri supervisori.

È vero che la vigilanza non gradisce gli annunci sulla distribuzione dei dividendi in importi assoluti?

È vero. L’Autorità bancaria europea ha raccomandato alle banche di evitare gli importi assoluti e anche noi non siamo a favore di questo approccio. È più prudente utilizzare una percentuale sui profitti. I motivi sono chiari: non si può sapere in anticipo, con esattezza, l’entità dei profitti nell’anno a venire; quindi si rischia di promettere agli azionisti una cifra specifica che non può essere mantenuta se non indebolendo la banca quando, ad esempio, l’andamento dell’economia è peggiore del previsto. Questo vale in generale, non solo per le banche.

Le banche si lamentano anche per la partecipazione degli ispettori della vigilanza nei consigli di amministrazione, giudicata “troppo invasiva”… Siete osservatori passivi oppure no?

Non è nostra prassi partecipare regolarmente alle riunioni dei CdA delle banche; lo facciamo occasionalmente da osservatori perché questo strumento ci consente di valutare nella pratica il funzionamento dei loro dispositivi di governance. I principi fondamentali del Comitato di Basilea sull’attività di vigilanza bancaria stabiliscono che i supervisori devono poter partecipare ai consigli di amministrazione come osservatori in quanto, per valutare la governance, è importante capire il processo decisionale che parte dall’alto. Per questo a volte assistiamo alle discussioni, all’interazione, guardiamo alla cultura del board, per capire se il consiglio di amministrazione lavora in maniera efficiente e si tiene in linea con la strategia concordata. Tra le principali autorità di vigilanza non siamo certo gli unici a utilizzare queste modalità di confronto con le banche vigilate.

Tra i rischi crescenti per le banche, c’è anche l’aumento dei tassi d’interesse? Le condizioni del credito sono più stringenti per imprese e famiglie, mentre i prezzi degli asset sui mercati sono scesi. È in arrivo un’ondata di NPL?

I rialzi dei tassi d’interesse dovrebbero essere in generale positivi per i profitti delle banche, purché restino graduali, e le banche stanno già traendo beneficio da questi effetti, sebbene in modo diverso a seconda dei loro modelli di business. Tuttavia, a maggiori e più rapidi rialzi corrisponde un impatto potenzialmente avverso più elevato sulle valutazioni degli attivi delle banche. Inoltre, i tassi d’interesse in aumento in un contesto di bassa crescita e alta inflazione, in gran parte determinato dalla guerra in Ucraina, rende più difficile per imprese e famiglie rimborsare i prestiti. Questa combinazione di rischi va considerata nella sua interezza. In tali circostanze, la nostra attenzione deve concentrarsi sulla qualità degli attivi. Per ora il rapporto NPL/totale attivi resta contenuto intorno al 2%. Al fine di gestire meglio i rischi e non farsi sorprendere tra qualche anno da un improvviso deterioramento dei bilanci, come già accaduto in passato, vogliamo che le banche definiscano in maniera proattiva le loro politiche di accantonamento. Speriamo che i crediti deteriorati non aumentino molto.

Stanno però aumentando i prestiti nello Stage 2: questo vi preoccupa?

Non è un buon segno. L’aumento dei prestiti nello Stage 2, cioè dei prestiti con un profilo di rischio in peggioramento, ci indica che forse ci sarà un aumento dei crediti deteriorati. È per questo motivo che, come dicevo, il rischio di credito è una delle problematiche più importanti che stiamo esaminando al momento. È fondamentale che le banche restino prudenti e si impegnino a modulare strategie e piani per tenere conto dei rischi derivanti dal contesto attuale.

Cosa dire dell’aumento dei rischi per le banche collegati alla crisi energetica? Si tratta di rischi in un certo senso anomali: le banche li stanno gestendo bene?

Le banche hanno ampliato il credito ai fornitori di energia. Anche se ci sono state tensioni in alcuni casi, esse hanno fatto finora la loro parte per assicurare il funzionamento dei mercati.

La volatilità dei mercati può comunque avere un impatto negativo sui bilanci delle banche…

Le banche devono tenere conto del fatto che potrebbero concretizzarsi scenari avversi anche per il rischio di liquidità e di mercato. Nelle nostre discussioni con le banche sulla loro traiettoria di capitale, rientrano anche questi scenari negativi.

In aggiunta, arriverà anche una stretta sui requisiti del capitale prudenziale per i rischi climatici e per Basilea 3?

Sull’attuazione di Basilea 3, come noto l’SSM vorrebbe che fosse implementata pienamente. È una regolamentazione internazionale concordata nel 2017 che si applica non solo alle banche europee ma anche alle banche dei paesi del G20, comprese quelle americane e inglesi. I nuovi principi non prevedono un inasprimento generalizzato dei requisiti patrimoniali, ma sono pensati soprattutto per le banche che hanno fatto un uso molto audace dei modelli interni per operare con livelli di capitale più bassi. Sulla gestione bancaria dei rischi climatici, il bicchiere si sta riempiendo ma resta molto da fare. Ci attendiamo che le banche recepiscano le nostre aspettative entro il 2024, noi fino ad allora continueremo a verificare se fanno abbastanza, e potremo intervenire sugli istituti che restano indietro.

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